CIBI LIGHT
Per prodotti “light” si intendono alimenti “alleggeriti” modificati nella loro composizione in modo da ottenere prodotti quanto più possibili simili di aspetto e di sapore ai loro equivalenti tradizionali, ma caratterizzati da una minore densità calorica.
Generalmente per ottenere ciò, vengono ridotti grassi e zuccheri e talvolta alcool. Ma per mantenere sapore e consistenza si aggiungono vari tipi di additivi, fibre alimentari come cellulosa, proteine vegetali, amidi modificati ed edulcoranti acalorici.
La categoria dei principali prodotti light in questione sono rappresentate da birra, formaggi, burro, margarina, latte, yogurt, cocacola e prodotti dolciari.
La teoria di questi prodotti light è o era molto promettente, ma la pratica ben poco.
E’ vero che consentono un risparmio della calorie introdotte, ma il margine non è molto ampio e quindi non si possono utilizzare liberamente, ma devono essere sempre ben calcolati all’interno di una dieta ben programmata.
Alcuni di loro apportano comunque una discreta quantità di calorie: bisogna sempre leggere l’etichetta nutrizionale.
Esempio banale la “cioccolata dietetica” che mette in evidenza la sostituzione dello zucchero comune “il saccarosio” con il fruttosio, ma le calorie sono le stesse.
Poi, il senso di sicurezza che l’uso del prodotto light può ispirare, purtroppo senso di sicurezza falso che porta ad utilizzare quantità più elevate di tale prodotto ma anche degli altri alimenti, perché psicologicamente introducendo cibo light, si ha la sensazione di avere maggiori margini per poter concedere ampio spazio a consumi in generale più liberi.
Quindi fatte attenzione perché appunto come spiegato sopra, non solo non risolvono il problema degli eccessi calorici, ma spesso sono anche peggiorati dal punto di vista del profilo nutrizionale. Esempio di alcuni biscotti al cioccolato a ridotto contenuto di grassi, ma sostituiti da un maggior contenuto di zuccheri. Per non parlare dei prodotti senza glutine, molto di moda negli ultimi anni, che contengono molte proteine in meno rispetto al prodotto originale, ma molti più grassi. Infine i prodotti light alterano anche la flora intestinale.
Concludendo, non c’è niente di male a chiedere un aiutino a qualcuno di questi prodotti, ma non sufficiente a perdere peso. Per tale scopo occorre diminuire le calorie giornaliere e fare attività fisica.
PANCIA GONFIA
Una buona percentuale della popolazione italiana soffre di gonfiore addominale, le cui cause possono essere molteplici. Dal semplice eccesso calorico, al mangiare troppe fibre, amido, dolcificanti, bibite gassate, ecc. a periodi stressanti o di insonnia. La pancia gonfia può essere data da un accumulo di aria o di liquidi o grasso viscerale.
Una delle principali cause del gonfiore addominale riguarda l’alterazione del nostro microbiota intestinale. Se c’è uno squilibrio dei nostri batteri nell’apparato digerente è facile soffrire di una disbiosi intestinale. Le disbiosi possono essere molteplici, se si mangia molta carne e poche fibre andiamo incornato a quella putreffativa, se mangiamo molti carboidrati e zuccheri abbiamo invece quella fermentativa, se siamo nervosi, prendiamo antibiotici, beviamo alcol abbiamo una deficitaria. In tal senso il gonfiore di pancia non beneficia necessariamente dei probiotici, bisogna prima analizzare la propria alimentazione e vedere dove si eccede e dove si è carenti.
La pancia gonfia beneficia subito di una dieta ipocalorica, il gonfiore addominale potrebbe essere un buon incentivo per iniziare a seguire una dieta dimagrante. L’eccesso calorico non solo ci fa ingrassare ma nutre anche eccessivamente i nostri batteri, i quali moltiplicandosi aumentano il loro effetto fermentativo.
Altro punto fondamentale è il quantitativo di fibre alimentari. Normalmente si consiglia un introito di fibra pari a 30 g al giorno, che tradotto in alimenti sono 5 porzioni tra frutta e verdura. Le fibre fanno assolutamente bene ma un loro eccesso può capovolgere la situazione aumentando l’infiammazione intestinale. Altro alimento spesso sotto accusa di gonfiare la pancia è il glutine. Spesso questa proteina, contenuta in alcuni cereali, è accusata di diventare una colla e di attaccare i villi intestinali, anche in chi non è celiaco. Purtroppo non è così, altrimenti basterebbe togliere il glutine per stare tutti meglio. Chi togliendolo ha avuto un giovamento in realtà è sensibile ai fruttani, zuccheri particolari contenuti nei cereali che, per coincidenza, hanno il glutine (anche l’effetto placebo spesso aiuta). Questa moda del glutein free, si è rilevata dannosa nei soggetti non celiaci, in quanto il glutine è un’ottima proteina per nutrire il nostro microbiota .
Passiamo ad una serie di alimenti che possiamo provare ad evitare per migliorare la nostra problematica: dolcificanti (se in eccesso possono dare problemi) latticini (se siamo leggermente intolleranti al lattosio) alcol (gli effetti dell’alcol possono causare la pancia gonfia) bibite gasate proteine in polvere (se in eccesso, soprattutto se contengono lattosio o dolcificanti) e le gomme da masticare.
Altra causa della pancia gonfia è lo stress. Spesso capita che questa problematica migliori andando in vacanza. Se è il vostro caso probabilmente siete in un periodo stressante. Il miglior modo per sgonfiare la pancia è quindi quella di cercare di limitare lo stress. Bere una bevanda calda può, in alcuni casi ,aiutare ma ha un effetto lenitivo sul sintomo e non sulla causa. Alcuni alimenti come il finocchio possono avere un effetto drenante ma molto spesso non sono, purtroppo, la soluzione al problema.
Ci sono anche una serie di alimenti che purtroppo creano fermentazione in tutti i soggetti più predisposti e sarà il vostro nutrizionista che ve li elencherà e vi dirà quali evitare e quali alimenti preferire per migliorare la condizione della pancia gonfia.
UN ALCOLICO A FINE PASTO AIUTA A DIGERIRE
Non è assolutamente così. Al contrario, l’alcool rallenta la digestione e, anche se aumenta la secrezione gastrica, altera i tempi di svuotamento dello stomaco e per di più aumenta il lavoro del fegato, organo predisposto ad eliminare con urgenza dall’organismo questa sostanza estranea che è l’alcool appunto.
Per quest’ultimo infatti non esiste alcuna possibilità di deposito nel nostro corpo: l’alcool ingerito entra rapidamente nel sangue e da lì entra in tutti i liquidi corporei, ma deve essere subito metabolizzato, operazione che avviene in piccola parte dallo stomaco e in gran parte dal fegato.
Le capacità del fegato di trasformare l’alcool però sono limitate: è in grado di metabolizzare ed eliminare soltanto circa 6 grammi di alcool l’ora (i grammi di alcool presenti in 100 millilitri si ottengono moltiplicando il grado alcolico per 0.8) e questa operazione lo impegna pesantemente.
Questo fa capire quale aggravio possano rappresentare per le funzioni svolte dal fegato i circa 12 grammi di alcool presenti in un superalcolico, specie se vanno a sommarsi a quelli dei bicchieri di vino eventualmente già ingeriti nel corso del pasto.
E se si sceglie l’amaro al posto del grappino o whisky? E’ praticamente lo stesso, perché anche se gli amari a base di erbe contengono alcune sostanze che possono stimolare la secrezione dei succhi gastrici e della bile e quindi facilitare la digestione dei grassi, va tenuto presente anche il loro contenuto alcolico, che basta da solo per annullare i vantaggi legati alla loro composizione.
Concludendo, l’alcool a fine pasto, oltre ai pericoli legati ad un alcolemia elevata, fa capire che la digestione subisce rallentamento e quindi un’attività più laboriosa, considerato l’apporto fondamentale che il fegato stesso è chiamato a dare durante i processi digestivi stessi.
E' GIUSTO SEGUIRE UNA DIETA FERREA?
Dipende, ma da cosa?
La perdita di peso segue delle regole universali, non dimagriamo per via del nostro gruppo sanguigno, dei cibi alcalini o perchè non mangiamo i carboidrati la sera. Dimagriamo perchè mangiamo meno di quello che consumiamo, il bilancio calorico è alla base della perdita di peso.
Siccome contare le calorie non piace alla gente, i molti autori delle diete, si sono inventanti che le calorie non contano ed hanno trovato delle strategie per far perdere peso alle persone.
Tutte le diete funzionano lo dico sempre, e perché? Perchè tutte (inconsapevolmente) creano un deficit energetico. Ma tutte le diete poi falliscono per motivi psicologici, perchè le persone perdono la motivazione ed iniziano a sgarrare.
Perché una dieta ferrea comporta un abbattimento, a volte, anche di 1000 Kcal al giorno in meno e si è visto nel tempo che le persone non resistono nel medio lungo termine, ma generalmente una settimana. Mentre invece creare un deficit calorico giornaliero di 500 Kcal è più fattibile e quindi piano alimentare meno rigido ma più duraturo nel tempo.
Tanto risultati arrivano non se cerchiamo di dimagrire velocemente, ma se stiamo a dieta per mesi, con costanza. Le prime settimane portano a perdere molto peso, ma il dimagrimento è in realtà appena iniziato. Perdiamo acqua, glicogeno di riserva, ma poco grasso. La perdita del tessuto adiposo è lenta e costante.
Consiglio: abituatevi a pesare almeno un paio di alimenti, non ci vuole assolutamente niente a pesare tot grammi di pasta perdendo quei 5 secondi passando dalla bilancia alla pentola anziché direttamente alla pentola oppure utilizzare l’olio passando per i cucchiaini (sempre in 5 secondi) e magari non arrivare a ritrovarsi a fine anno con 5 chili in più senza sapere il perché.
LE PATATE
Uno dei dubbi di quando ci si mette a dieta, riguarda le patate. Ci domandiamo, le patate fanno ingrassare? Le possiamo mangiare liberamente? La risposta è si.
Alcuni dei miei colleghi nutrizionisti purtroppo sostengono che non dovremmo mangiare le patate per via del loro indice glicemico. Si è ancora convinti che l’indice glicemico determini se un alimento fa ingrassare oppure no.
NON è COSì…A FAR INGRASSARE è L’ECCESSO CALORICO. PUNTO E BASTA.
Possiamo mangiare le patate, se eccediamo con le calorie ingrasseremo, se invece seguiamo una dieta ipocalorica, dimagriremo. Non ci sono motivi validi per cui non inserire nell’alimentazione delle patate lesse.
Rispetto ai cereali, alla pasta o al pane, le patate hanno un densità calorica molto più bassa. La patata ha meno di 20g di carboidrati su 100g di prodotto ed ha mediamente 86kcal/100g, veramente poche, soprattutto se calcoliamo che quando viene cotta si idrata ulteriormente. Ovviamente parliamo di patate lesse, se vengono fatte al forno si disidratano ed aumentano leggermente le calorie. Non ne parliamo se si tratta di patate fritte, dove le calorie ed i grassi schizzano alle stelle.
Le patate fanno ingrassare soprattutto se aggiungiamo dell’olio che è molto calorico, un cucchiaio da cucina sono 10-15g pari a 90-135kcal (più delle patate), ovviamente possiamo usarlo ma con moderazione.
Un ‘altra caratteristica positiva delle patate è la fibra alimentare contenuta nella buccia. La fibra aumenta il senso di sazietà ed è ricca di nutrienti per il nostro microbiota.
Insomma, mangiate le patate e fatele chiaramente rientrare nel quantitativo calorico della vostra dieta.
OSTEOPOROSI
L'Osteoporosi è una Malattia seria, che comporta la graduale perdita dell'Osso con aumentato rischio di Fratture, Dolore ed Inabilità, fino all'Invalidità. È una Malattia che tradizionalmente è sempre stata considerata una Malattia da Carenza Alimentare, la Carenza di Calcio. Bene, non è così: anche l'Osteoporosi, al pari di Diabete, Malattie Cardiovascolari e Tumori, va collocata tra le Malattie da Eccesso.
L'Osteoporosi comporta la progressiva riduzione della Massa Ossea, e le donne ne sono maggiormente affette: lo Scheletro diventa così più fragile, ma la condizione decorre asintomatica fino alla comparsa della prima Frattura.
Può trattarsi di Fratture cosiddette "spontanee" o da "cedimento", quali quelle dei corpi vertebrali, che provocano una riduzione di altezza del corpo vertebrale, talora improvvisa e dolorosa (spesso in seguito a traumi banali quali un colpo di tosse od il sollevamento di un peso), talora impercettibile e progressiva. Nel tempo sempre più Vertebre vanno incontro a questo tipo di Frattura, provocando la comparsa di Cifosi dorsale e progressiva riduzione della Statura, anche di una ventina di centimetri.
La struttura dell'Osso non è qualcosa di statico, è continuamente in formazione.
A partire dalla nascita, i processi di neoformazione superano quelli di demolizione, e ne risulta la progressiva crescita dell'Osso fino all'età adulta, ma non solo: il cosiddetto "picco di Massa Ossea", cioè la Massa massima dell'Osso nell'arco della vita, viene raggiunto a 35 anni. A partire da questa età, comincia a prevalere l'azione di "riassorbimento" da parte degli Osteoclasti, e la Massa Ossea si riduce, più o meno dello 0.5% ogni anno, per il resto della vita. Questo ritmo di perdita aumenta nelle donne dopo la Menopausa fino al 3-4% all'anno, per ritornare allo 0.5% dopo i 75 anni.
È chiaro quindi come sia importante compiere Interventi mirati per cercare di rallentare questa perdita di Osso, soprattutto nelle donne in post-Menopausa.
Va ribadita in questa sede l'importanza dell'Esercizio Fisico: l'Osso infatti si comporta come qualunque altra parte del nostro Organismo: se non viene utilizzata va incontro ad Atrofia.
L'Osso tuttavia non ha solamente la funzione di costituire l'Apparato Scheletrico: l'Osso è la Banca del Calcio, che è un Minerale Vitale per il nostro Organismo. Infatti, il 99% di tutto il Calcio del nostro Organismo di trova depositato nell'Osso, e solo l'1% è circolante. I livelli di Calcemia vengono influenzati dal cosiddetto "bilancio del Calcio", cioè dal risultato tra entrate ed uscite Le entrate sono ovviamente dipendenti dal Calcio introdotto con la Dieta, mentre le uscite dipendono dalla quantità di Calcio eliminato dall'Organismo attraverso Sudore, Feci ed Urine.
Alcune Ricerche hanno dimostrato l'importanza per la Salute dell'Osso non tanto della quantità di Calcio introdotto, quanto del Bilancio Totale del Calcio: quando infatti il bilancio è negativo, il Calcio deve venire mobilizzato dall'Osso, che così si indebolisce.
Negli ultimi tempi, il problema dell'Osteoporosi in Menopausa è stato affrontato con l'utilizzo della Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS, in Inglese HRT).Questa terapia, inizialmente a base di soli Estrogeni, ha provocato un aumento del 10% del Tumore dell'Utero. Pertanto, all'Estrogeno è stato associato il Progestinico, con il risultato che rischio di sviluppare Tumore dell'Utero si è ridotto, mentre è aumentata enormemente l'incidenza di Tumore della Mammella
L'altro approccio terapeutico al problema dell'Osteoporosi è quello dell'apporto alimentare di Calcio.
Alle donne in Menopausa, tradizionalmente viene consigliato di consumare 2-3 bicchieri di latte al giorno o 50 g di grana. I principali Studi di Popolazione hanno rilevato che dove il consumo di Calcio viene forzato, da 800 a 1500 mg al dì, l'Osteoporosi assume un andamento EPIDEMICO. Valutando bene il tipo di Alimentazione delle varie Popolazioni, emerge però che i Paesi a più basso consumo di Calcio sono anche quelli con il più basso consumo di Proteine.
La Dose Giornaliera Raccomandata di Proteine è di 0.8 grammi per Kg di Peso Corporeo al dì. Questo significa, per una donna di 50 Kg di Peso, un fabbisogno giornaliero di 40 grammi di Proteine (calcolando che 100 gr di carne e/o pesce contengono tra i 20 e i 30 gr di proteine). La WHO raccomanda un'assunzione giornaliera non superiore ai 50 grammi di Proteine al dì.
E vale come sempre il concetto che tutto ciò che non è necessario, oltre che superfluo può essere dannoso. Le Diete ad elevato contenuto di Proteine danneggiano l'Organismo, provocando problemi renali fino all'Insufficienza Renale, Calcolosi Renale, Artrite Gottosa, aumento della crescita dei Tumori, Ipercalciuria, cioè perdita di Calcio con le Urine (Calcio che proviene dall'Osso, quindi Osteoporosi). Più Proteine vengono introdotte, più Calcio viene sottratto all'Osso: non ha quindi importanza quanto Calcio viene assunto, ma quanto se ne perde.
MANCANZA DI FERRO
Il ferro è un elemento molto importante per il nostro organismo, infatti entra nella costituzione dell'emoglobina, della mioglobina e di diversi enzimi.
Svolge importanti funzioni, quali: trasporto di ossigeno ai tessuti, trasferimento di elettroni nella catena respiratoria, produzione di vitamina A e trasmissione degli impulsi nervosi.
Il contenuto di ferro nell'organismo è di circa 3-4 g. Circa il 65% del ferro totale dell'organismo è presente nella molecola dell'emoglobina, mentre il 10% è contenuto nella mioglobina. La quota rimanente è rappresentata principalmente dal ferro di deposito (ferritina ed emosiderina), mentre minime quantità sono contenute negli enzimi e nei citocromi o sono associate alla transferrina (proteina di trasporto).
Il fabbisogno di ferro varia con l'età, le condizioni fisiologiche e il sesso. E' maggiore nella donna a causa delle perdite mestruali, aumenta in gravidanza e diminuisce con l'età.
Maschi 11-17 anni 12 mg - Maschi 18 anni 10 mg - Femmine 11-14 anni 11-18 mg - Femmine 14 fino a menopausa 18 mg - Menopausa10 mg - Gestanti30 mg - Nutrici8 mg
Dove è contenuto il ferro
Il ferro è contenuto in molti alimenti come i legumi, il cacao, la carne, purtroppo però il nostro organismo ne assorbe solo una percentuale molto bassa rispetto a quello contenuto negli alimenti.
Negli alimenti di origine animale (carne, pesce...) il ferro è presente in una forma chimica detta "eme" che viene meglio assorbita. Nei vegetali il ferro si trova in una forma chimica detta "non eme" il cui assorbimento è molto più basso.
Contenuto in ferro di alcuni alimenti in mg: Milza di bovino-bovino 42 - Fegato di suino18 - Tè foglie 15 - Cacao amaro14 - Germe di frumento 10 - Fagioli borlotti 9 - Radicchio verde 7.8 - Pistacchi 7.3 - Pesche secche 6 - Cozze 5.6 - Muesli 5.6 - Cavallo 3.9 - Spinaci 2.9 - Lenticchie 2.1
Piccoli trucchi per far assorbire il ferro
Il nostro organismo assorbe circa il 25% del ferro contenuto in carne, pesce e pollame. L'assorbimento di ferro da cereali, verdura, frutta è notevolmente minore ma aumenta se sono assunti insieme a:
• Vitamina C, presente negli agrumi, uva, kiwi, peperoni, è in grado di moltiplicare l'assimilazione del ferro "non eme".
• La cisteina presente nella carne e nel pesce è in grado di far assorbire di 2 o 3 volte in più il ferro "non eme" presente nella verdura.
• La vitamina A, il complesso B, il rame, il calcio, il manganese e il molibdeno sono necessari per un completo assorbimento del ferro.
• L'acido lattico nei crauti aumenta l'assorbimento del minerale.
ATTENZIONE: Il tè e il caffè riducono l'assorbimento del ferro.
SEDENTARIETA'
Uno studio, contenuto negli Annals of Internal Medicine, rivista dell'American College of Physicians, rivela come i nostri comportamenti sedentari aumentano le nostre possibilità di contrarre malattie e ci possono portare prematuramente alla morte, nonostante un regolare esercizio fisico. Il nostro intero mondo è stato costruito sul mantenerci seduto: guidiamo seduti, lavoriamo seduti, guardiamo la tv seduti. A volte dormiamo anche seduti.
I ricercatori di Toronto sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato 47 studi di comportamenti sedentari: hanno confrontato i data con l'ammontare di eventuali esercizi fisici e hanno scoperto che il numero di ore che noi passiamo seduti mediamente in un giorno fa perdere qualsiasi beneficio a qualsiasi tipo di esercizio fisico noi possiamo fare. Naturalmente, più esercizio si fa, minore impatto avranno eventuali comportamenti sedentari. Gli studi mostrano come la sedentarietà può portare a disagi cardiovascolari e al cancro ed è, inoltre, la causa di condizioni croniche come il diabete di tipo 2.
L'inattività fisica è stata identificata come la quarta causa di rischio di morte per le persone nel mondo, stando ai dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Stare seduti per molto tempo, dalle 8 alle 12 ore al giorno, aumenta il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 del 90%.
Una soluzione? Prestare attenzione a quanto si sta seduti: un primo obiettivo potrebbe proprio essere il ridurre il numero di ore seduti nell'arco di tutta la settimana. Per quanto riguarda gli ambienti lavorativi, i ricercatori consigliano di provare a lavorare in piedi oppure di camminare per circa un minuto o tre ogni mezz'ora. E, quando guardiamo la tv, la pubblicità può venire in aiuto: si può sfruttare quell'intervallo di tempo per fare due passi o almeno stare un po' in piedi.
INTOLLERANZE ALIMENTARI
VEGA TEST
Eseguiamo il Test per le Intolleranze Alimentari con il Vega Test.
Il VRT (test riflessivo vegetativo) meglio conosciuto come VEGA TEST, nasce nel 1976, ad opera del Dr. Helmut Schimmel, come un’elaborazione dell’E.A.V. o Elettroagopuntura di Voll. Si tratta di uno strumento molto sensibile, specificatamente disegnato per trovare e misurare la resistenza di alcuni punti di Agopuntura sul corpo umano, determinando in questo modo la validità di un rimedio o di un alimento nei confronti di un dato paziente.
Infatti tutti i corpi animati e inanimati e tutte le sostanze generano un campo elettromagnetico.
Il sofisticato apparecchio VEGA è in grado di ricevere il potenziale bioelettrico generato da una persona e di metterlo a confronto con i campi elettromagnetici generati dalle più svariate sostanze (alimenti, farmaci, ecc.); da tale confronto si hanno delle informazioni.
Si effettuano le misurazioni ponendo in una mano del paziente un elettrodo, mentre si legge la resistenza di alcuni punti particolari di Agopuntura su determinati punti dell’altra mano. Di solito si ricerca tale punto sulle dita delle mani, ma sono validi anche quelli posti sulle dita dei piedi.
Alcuni indicatori, visivi ed acustici, registrano la presenza o meno di “vibrazione di risonanza” tra una certa frequenza patologica, eventualmente presente nel mesenchima del paziente, e quella emessa da una fiala test posta in precedenza nell’apparecchiatura, in modo che si trovi inserita nel circuito elettronico “paziente-Vega Test.
E’ il metodo più usato per la determinazione di intolleranze alimentari, assolutamente non invasivo.
www.psicos.org.
10 CONSIGLI
da seguire per imparare a prevenire il sovrappeso e sapere come affrontarlo
Consiglio n°1
Nutri solo con il tuo latte il tuo bambino per almeno i primi 6 mesi di vita e comunque il più a lungo possibile
Il latte materno è l’alimento migliore poiché è stato selezionato dall’evoluzione per la crescita ottimale del cucciolo d’uomo.
Consiglio n°2
Inizia il divezzamento non prima del sesto mese di vita
Dopo i 5-6 mesi di vita il latte materno da solo non è più in grado di soddisfare tutte le necessità nutrizionali del tuo bambino.
Consiglio n°3
Abitua tuo figlio a consumare frutta, verdure e ortaggi, legumi e prodotti integrali
Questi alimenti sono una buona fonte di micronutrienti importanti per il benessere quotidiano, e di fibra alimentare che ha benefici effetti sull’apparato gastrointestinale del tuo bambino ed inoltre aumenta il senso di sazietà, contribuendo a prevenire lo sviluppo di obesità.
Consiglio n°4
Abitua il tuo bambino ad un uso moderato del sale
Gli alimenti sono naturalmente ricchi in sodio, perciò è consigliabile usare il sale con moderazione, al momento di condire i cibi: un suo uso eccessivo aumenta il rischio d’ipertensione arteriosa.
Consiglio n°5
Introduci nella dieta del tuo bambino un’adeguata quantità di grassi
Un eccessivo consumo di grassi (presenti negli alimenti o da condimento) rappresenta per tuo figlio un fattore di rischio per l’insorgenza di obesità in quanto forniscono energia concentrata: più del doppio rispetto a proteine e carboidrati!
Consiglio n°6
Introduci nella dieta di tuo figlio solo grassi di qualità
La diversa qualità dei grassi può avere effetti importanti sullo stato di salute del tuo bambino, in particolare cibi con molti acidi grassi saturi tendono a far salire il colesterolo nel sangue (olio di palma, ma soprattutto olio di cocco). È pertanto importante leggere l’etichetta nutrizionale e gli ingredienti anche e soprattutto nei prodotti destinati all’infanzia.
Consiglio n°7
Abitua il tuo bambino a variare le sue scelte alimentari
L’assunzione di una varietà di piccole quantità di alimenti diversi è la garanzia che il tuo bimbo assuma tutto ciò che gli è necessario per un corretto accrescimento e per mantenere uno stato di salute ottimale.
Consiglio n°8
Abitua il tuo bambino ad assumere le giuste porzioni di cibo
Tuo figlio ha bisogno di determinate quantità di nutrienti in funzione dell’età, del suo tipo costituzionale e dell’attività fisica che svolge abitualmente. Se consuma più cibo del necessario l’eccesso si tradurrà in tessuto adiposo (grasso).
Consiglio n°9
Abitua il tuo bambino a consumare 5 pasti al giorno evitando lunghi digiuni
L’introito calorico giornaliero di un bambino dovrebbe essere suddiviso in 5 pasti:
Colazione: non dovrebbe mai mancare (10-15% dell’energia giornaliera);
2 spuntini (metà mattina e metà pomeriggio): leggeri, meglio se a base di frutta (5-10% dell’energia giornaliera);
Pranzo: corretto anche quello scolastico se nel rispetto delle porzioni previste (40% dell’energia giornaliera);
Cena: pasto condiviso con la famiglia per eccellenza, meglio se a TV spenta! (30% dell’energia giornaliera).
Consiglio n°10
Abitua il tuo bambino a usare l’acqua, se ha sete, e non bevande zuccherine, gasate o succhi di frutta
Attenzione! Le bevande zuccherate ed i succhi di frutta contengono zucchero e quindi calorie, senza però altri nutrienti importanti come vitamine e sali minerali. Esse vengono spesso consumate al posto dell’acqua, ma non tolgono la sete, danno poca sazietà, ed apportano molte calorie.
TUMORI: 8 CAMPANELLI D'ALLARME
È stata stilata da un gruppo di ricerca inglese la lista degli otto sintomi che più di altri possono segnalare la presenza di un tumore, in assenza di altre spiegazioni plausibili. Si tratta di:
- sangue nelle urine
- anemia
- sangue dal retto
- tosse con perdita di sangue
- un nodulo al seno
- deglutizione difficoltosa
- sanguinamenti in post-menopausa
- risultato anomalo di un esame prostatico.
Sono evenienze tutt'altro che rare e indicano perlopiù problemi non necessariamente oncologici, però, secondo quanto appurato dagli autori, almeno in un caso su 20 si rivelano essere sintomi di un cancro e sono un fondato motivo per rivolgersi subito a un medico e fare al più presto esami chiarificatori.
ACIDITA' REFLUSSO BRUCIORE
Tutti abbiamo sentito almeno qualche volta la sensazione di bruciore nello stomaco, in occasione di una indigestione, a seguito di eccesso di bibite alcoliche, di condimenti nel cibo, o per una maggiore sensibilità della mucosa in quel momento.
Ma quando l’acidità si trasforma in un problema frequente e cronico, la situazione cambia.
Le persone che soffrono di acidità costante o in maniera severa devono consultare uno specialista per determinare le cause e per poterla così eliminare.
Sono tante le possibili cause della acidità gastrica, tra cui le più comuni sono:tutti i tipi di gastrite, la ulcera gastrica o peptica, la ernia iatale, problemi di digestione, reflusso gastroesofageo, resezione gastrica, inadeguata alimentazione, ecc.
L’acidità di stomaco ha diversi gradi di intensità, da molto lieve a molto intensa.
L’acidità provocata per un eccesso di acido cloridrico può essere tanto intensa da bruciare il tessuto dell’ esofago, che alla lunga può anche provocare cancro dell’esofago, o addirittura portare ad uno stato di soffocamento a causa della salita dell’acido cloridrico fino al naso del paziente.
Qualunque sia la causa dell’acidità, la terapia nutrizionale è sempre la stessa.
Si devono eliminare:
Caffè (anche quello decaffeinato)
The
Bevande alcoliche
Cioccolato
Bevande gasate e dolci
Spezie e alimenti speziati
Pomodoro e succo di limone
Cipolla e aglio
Cannella
Alimenti ricchi di grassi
Gomme da masticare
Cibi molto freddi o molto caldi
Tra le norme comportamentali dobbiamo:
evitare il fumo
evitare abiti troppo stretti
mantenere una postura eretta durante e dopo il pasto
consumare il pasto almeno 3 ore prima di andare al letto e dormire con la testa sollevata
Lasciar passare almeno 1 – 2 ore dopo aver mangiato, prima di fare esercizio fisico
Perdere peso se necessario
Non mangiare frettolosamente, masticando i cibi in modo adeguato
È comunque sempre raccomandabile consultare a uno specialista.
IGIENE ALIMENTARE
Sapevi che esistono almeno 250 tipi di infezioni causate da alimenti contaminati e da agenti nemici come batteri, virus e parassiti? Questi fenomeni prendono il nome di “Tossinfezioni Alimentari”.
Questi agenti patogeni provocano malattie che possono presentare pochi sintomi o addirittura causare serie conseguenze.
Ma su questo tema non si trova sempre documentazione, perchè ogni anno i ricercatori scoprono nuovi agenti patogeni che vengono chiamati “Agenti patogeni emergenti”, e tra questi si trova la “Listeria Monocytogenes“, che causa un’infezione chiamata “listeriosi”.
Che cos’è la Listeria Monocytogenes?
E la malattia che si origina dopo l’infezione del batterio Listeria monocytogenes, un microrganismo ( batterio gram-positivo) che possiamo trovare nel suolo, nei liquami e nell’acqua superficiale.
Questo batterio cresce a temperature comprese fra 0 e 45°.
Come tutte le malattie infettive, anche la Listeria si manifesta come una catena.
L’European Food Safety Authority (EFSA) ha dichiarato l’allarmante crescita nei casi in tutta Europa dell’8,6% in solo 1 anno.
Le modalità d’infezione sono varie, le più comuni sono dalla madre al figlio, dall’animale al uomo, come infezioni ospedaliere e di tipo alimentare.
La malattia è classificata infatti “a trasmissione alimentare“, cioè si nasconde nella catena alimentare.
La Listeria si trova diffusa nella terra, nei granai e nelle fogne, nell’acqua e in diversi alimenti descritti più avanti.
Quali sono i sintomi?
La Listeria si presenta con febbre, mal di testa, stanchezza, dolori diffusi e malesseri generali.
I sintomi meno comuni sono: diarrea, crampi, vomito e dolori addominali.
Molte persone sane non presentano sintomi, mentre
le persone malate o a rischio come donne in gravidanza, bambini ed anziani si trovano a maggior rischio presentando uno o più sintomi.
Il caso più particolare di questa malattia si presenta nella donna in gravidanza, perche i sintomi si manifestano in maniera leggera. L’unico segno visibile è la febbre, che si può presentare prima o dopo il parto, ma provoca seri danni al feto se il batterio lo raggiunge attraverso la placenta.
La Listeria può provocare aborto spontaneo, parto prematuro, nascita di feto morto o nascita di un bambino ammalato e debole.
Per questo è importante fare sempre dei test durante il parto, lavare sempre accuratamente frutta e verdura, evitare carni poco cotte.
Le persone più a rischio che dovrebbero essere ricoverate in ospedale sono:
Le donne in gravidanza
I neonati
Anziani
Chi ha un sistema immunitario debole per causa di altre malattie (cancro, leucemia, diabete, problemi ai reni o al fegato)
Chi sta prendendo farmaci come il prednisone o cortisone
Paziente pre o post trapianto
Quando si manifestano i sintomi ?
In alcune persone non si manifestano sintomi. Ma solitamente compaiono in un periodo che va tra i 3 e 70 giorni dopo il consumo del cibo contaminato.
Come si fa la diagnosi?
L’infezione da listeria si può diagnosticare con una emocoltura del sangue, specificando sempre al laboratorio il sospetto di listeria per evitare confusioni con il batterio che provoca la difterite.
Altri metodi di diagnosi sono la biopsia del fegato e la puntura lombare.
Quali sono gli alimenti ad Alto Rischio?
Prodotti pronti da mangiare, come ad esempio il pesce affumicato.
Insalate crude.
Carni sottoposte a elaborazione che non sia cottura, come il patè, gli affettati, il pollo tagliato con lo stesso coltello dell’insalata contaminata dal batterio.
Latte non pastorizzato
Formaggi non fermentati, come il brie, il camembert, la ricotta.
Alimenti Sicuri:
Cibi appena preparati
Formaggi duri
Formaggi spalmabili
Formaggi fermentati
Latte pastorizzato
Latte tipo UHT
Yogurt
Cibi in scatola
Cibo sottoceto
Come ridurre il Rischio
Mangiare cibo ben cotto, perche il batterio sopravvive alle temperature del frigo ma muore con il calore della cottura.
Evitare gli alimenti pericolosi.
Consumare alimenti appena preparati
Evitare alimenti non cotti, pronti da mangiare o conservati in frigo per molto tempo
Evitare intingoli, creme e salse in cui sono stati immersi dei vegetali
Essere scrupolosi con l’igiene degli alimenti
Lavarsi sempre le mani prima di preparare i cibi e dopo aver toccato cibi crudi
Non lasciare alimenti cotti fuori dal frigo per più di un’ora
Non congelare la carne vicino ai vegetali
Tenere il frigo ben pulito e impostarlo ad una temperatura di 5 gradi C
Guardare sempre la scadenza degli alimenti
Non adoperare per i cibi cotti gli stessi utensili come coltello, taglieri, ecc.
Pulire molto bene la verdura e la frutta
Cuocere bene tutti gli alimenti
PELLE E ALIMENTAZIONE
I disturbi della pelle sono tra i più frequenti e tra i meno facili da curare: spesso sono una conseguenza di allergie ad alimenti e a sostanze chimiche, e in questi casi la cura più logica è allontanare la causa. L'alimentazione ha una grossa influenza sullo stato della cute e, in rapporto ad essa, può prevenire e curare una serie di malattie.
I cibi trattati non sono i più sani, non forniscono molti nutrienti e sono frequentemente ricchi di grassi, sale e zuccheri, che costituiscono spesso un vero e proprio attacco alla salute dell'organismo.
Lo zinco, la vitamina A, sotto forma di betacarotene e di retinolo, la vitamina E, hanno un effetto benefico sulla pelle. Gli alimenti che sono ricchi dei nutrienti che prevengono e curano molte malattie della pelle sono: i semi di lino e di girasole, il germe di grano, la frutta e la verdura, la carne magra, il pesce grasso, i crostacei, il fegato, le ostriche, i mitili e altri molluschi.
Nei confronti della psoriasi, malattia che porta ad una desquamazione della cute dovuta a cellule che si rifanno troppo velocemente, spesso ereditaria e correlata all'artrite, il migliore medico è il sole, ma si è visto che una dieta vegetariana, con pochi grassi e poche proteine e con molte verdure e riso integrale, può determinare dei miglioramenti.
I cibi da non consumare sono gli oli e i semi vegetali, le nocciole e le noci, mentre il pesce grasso e i semi di lino (che fanno eccezione tra i semi vegetali) sono utili, perché ricchi di acidi grassi omega-3, di cui è povera la pelle di chi soffra di psoriasi.
Si consiglia una cura a base di olio di pesce ottenuto da sgombro o salmone.
Se si soffre a causa di pustole e foruncoli si può pensare ad una insufficiente difesa nei confronti delle infezioni; sono allora utili i cibi che aumentano la resistenza alle infezioni, come:
le alghe
i semi di girasole
i cereali integrali
lo yogurt
la verdura
la frutta
il germe di grano
il pesce grasso
il fegato di pollo
i crostacei
i molluschi
l'aglio
la cipolla
i mirtilli rossi
il ribes
il miele
il peperoncino
il tè.
Si sa che l'acne ha un legame con l'attività ormonale che caratterizza l'adolescenza, e si sa anche come sia opportuno non diffondere l'infezione con le mani, schiacciando i foruncoli.
Invece, forse non tutti sanno che lo iodio peggiora l'acne, per cui è meglio non consumare molluschi, crostacei e pesce, almeno per un periodo di qualche settimana, onde permettere una verifica circa eventuali miglioramenti o peggioramenti;
la carne magra di manzo o di maiale è un'ottima fonte di zinco, di cui colui che soffra di acne ha bisogno in quantità superiore rispetto alla norma.
Ancora, sono consigliabili i cibi ricchi dei nutrienti principali, come i semi di girasole e di lino, le noci, la verdura, la frutta, il germe di grano, il fegato.
L'eczema spesso è una conseguenza di reazioni allergiche ad alimenti o a sostanze irritanti. Grano, latte e uova possono essere causa di questa malattia cutanea, e i cibi in questo caso utili sono:
i semi di lino
il ribes
il pesce grasso
il crescione
i semi di girasole
i crostacei e i molluschi
Quando la pelle è colpita da ferite o scottature il bere liquidi è un modo per favorirne la guarigione;
la vitamina E rende più veloci i processi di cicatrizzazione e diminuisce l'infiammazione, mentre il potassio, gli acidi grassi essenziali, la vitamina C, il folato, lo zinco e le proteine sono indispensabili per la ricostruzione dei tessuti.
In questo senso i cibi utili sono
il fegato
il germe di grano
le ostriche molluschi
l'ananas
i peperoni rossi
verdure a foglia
il ribes nero
le noci
semi di zucca e di girasole
le patate.
CELIACHIA O MORBO CELIACO
La Celiachia o Morbo celiaco è una condizione primitiva e permanente di intolleranza a una proteina vegetale, il glutine, o più precisamente a una sua frazione, la gliadina. Dal punto di vista eziologico e patogenetico questa malattia viene considerata espressione di una patologia immunitaria che determinerebbe le lesioni anatomopatologiche tipiche e cioè l'atrofia dei villi intestinali (mucosa piatta).
Caratteristiche della malattia celiaca sono:
è una condizione permanente
vi è mucosa piatta nella parte superiore del tenue
di solito esiste la prova biochimica di malassorbimento
l'eliminazione del glutine dalla dieta porta ad una completa normalizzazione della mucosa intestinale (e del test di assorbimento)
una successiva reintroduzione del glutine nella dieta è seguita dalla ricomparsa delle anomalie della mucosa (anche in assenza di sintomi clinici per mesi o anni)
Sintomi più frequenti:
feci anormali
insufficiente accrescimento (ponderale)
distensione addominale
anemia – pallore
ritardo di accrescimento (staturale)
variazioni d'umore e psicologiche
ipotonia muscolare
anoressia
vomito
Alimenti vietati:
FRUMENTO GRANO, ORZO, SEGALE, AVENA, MALTO, FARRO
LIQUORI DISTILLATI DAI CEREALI SUDDETTI (es. WHISKY, VODKA, BIRRA, GIN, ALCOL PURO),
VINO CON SCIROPPO DI GLUCOSIO
LIEVITO NON GARANTITO
Alimenti sospetti:
FORMAGGI CREMOSI O MORBIDI (per es. sottilette, formaggini)
CREMA DI YOGURT, YOGURT ALLA FRUTTA
PASSATA DI POMODORO
FRUTTA SCIROPPATA
PROSCIUTTO COTTO
SALAMI MORBIDI
MORTADELLA
WURSTEL
PATATINE DA FRIGGERE SURGELATE
PESCE SURGELATO CONFEZIONATO A FETTINE
FAGIOLI IN SCATOLA
DADI PER IL BRODO - BURRO
SUCCHI DI FRUTTA “DENSI” (per es. pera, mela, albicocca, pesca)
GELATI
CARAMELLE
CIOCCOLATO AL LATTE
ALIMENTI CHE CONTENGONO AMIDO NON SPECIFICATO
ALIMENTI CHE CONTENGONO GELATINA
Alimenti permessi:
GRANO SARACENO
RISO
MAIS
TAPIOCA
SOIA
MIGLIO
PATATE
CARNE
PESCE FRESCO E SURGELATO
UOVA
FORMAGGI A PASTA DURA (TEST LATTOSIO-SORBITOLO)
PROSCIUTTO CRUDO, SPECK, PANCETTA, BRESAOLA
LEGUMI FRESCHI O SECCHI
VERDURA, ORTAGGI
FRUTTA
ACETO DI VINO, VINO, DERIVATI DEL VINO: BRANDY, COGNAC, GRAPPA, CHAMPAGNE, SPUMANTE, RHUM
OLIO EXTRA V., MARGARINA, , GRASSO DI MAIALE, SPEZIE
COCA-COLA, ARANCIATA, CHINOTTO, TEA, CAFFE’ A CHICCHI DA MACINARE
CIOCCOLATO FONDENTE
PRODOTTI PRIVI DI GLUTINE DISPONIBILI IN FARMACIA
MOZZARELLA DI BUFALA(VERA)
Farmaci più sicuri:
FIALE
COMPRESSE EFFERVESCENTI
GOCCE
SPRAY
BUSTINE EFFERVESCENTI
Farmaci meno sicuri:
SCIROPPI
SUPPOSTE
COMPRESSE
CAPSULE
CONFETTI
Prodotti dietetici permessi:
BI-AGLUT
DR. SCHAR
FOSFOVIT
PRONAT-RIESAL
MELLIN
MILUPA
RITE-DIET – LINEA BLU
RITE-DIET – LINEA ROSA
HAPPY FARM
Particolare attenzione alla composizione del farmaco (presenza o meno di amido non specificato e/o di gelatina).
Per maggiori dettagli è possibile consultare la lista dei farmaci messa a disposizione dall’Associazione Italiana Celiachia presso il sito internet:
http://soalinux.comune.fi.it/aic/dati/farmaci.htm
Associazione Italiana Celiachia sez. Lazio:Tel. 063217086 Fax 0652378001
Sito Internet: http://www.nettuno.it/fiera/aic
Ambulatorio per il Morbo Celiaco: e-mail:ippocrate@geocities.comSito Internet: http://www.geocities.com/hotsprings/3610
PROGRAMMA ALIMENTARE ANTISTRESS OSSIDATIVO ANTINVECCHIAMENTO
ALIMENTI DA PRIVILEGIARE
La scelta migliore di cibi antinfiammatori e di alimenti ricchi di acidi grassi essenziali
PESCI SELVATICI
Scelta migliore:
• salmone selvatico dei mari freddi
• acciughe, sardine, aringhe (dell'Atlantico o del Pacifico)
• sgombri (dell'Atlantico o del Pacifico)
• tonno rosso
• tombarello
• uova di pesce
• caviale (nero e rosso)
Buoni:
• ippoglosso
• spigola
• cozze
• merluzzo fresco
• calamari
• tonno bianco
• merluzzo
• trota arcobaleno
Quantità AGE ridotta:
• capesante
• vongole
• granchi, gamberetti
• ostriche
• sogliola
• astice
• pesce spada
• haddock
• branzino
• tonno e sardine in scatola
Antinfiammatori e ricchi di acidi grassi essenziali (AGE) e anti-età: la loro ricchezza di omega-3 migliora l'umore, le funzioni mentali e la salute cardio-vascolare, aiuta a controllare il peso e riduce il rischio di malattie come il morbo di Alzheimer.
ALIMENTI DA PRIVILEGIARE DELLA FAMIGLIA DEI GLUCIDI:
• fiocchi d'avena
• fagiolini
• riso integrale o basmati
• pasta integrale
• piselli freschi
• patate dolci
• arance
• mele
• pere
• fagioli rossi
• zuccheri naturali come fruttosio, sciroppo d'agave, stevia, cioccolato fondente 70%
• pane integrale o multicereali, pane pumpernickel (pane nero)
• cracker di segale
• cereali senza zucchero integrali e misti, All-Brand, Wasa Fibres
• marmellata senza zucchero
• spremuta di limone
• tè verde senza zucchero
• un bicchiere di vino durante il pasto
ALIMENTI DA PRIVILEGIARE DELLA FAMIGLIA DEI GRASSI BUONI
OLI: vegetali naturali: Integratori alimentari:
• olio d'oliva olio di pesce EPA/DHA
• olio di ravizzone olio di lino ALA
• olio di sesamo olio di borragine GLA
• olio di noci olio di onagra GLA
• olio di ribes nero GLA
FRUTTA A GUSCIO/SEMI:
• mandorle
• noci di Grenoble
• noci del Brasile
• noci di acagù
• nocciole
• semi di sesamo
• semi di lino
Alimenti ricchi di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi e di antiossidanti che aiutano a combattere le malattie infiammatorie.
ALIMENTI DA PRIVILEGIARE RICCHI DI FIBRA
VERDURE:
• broccoli sedano
• asparagi finocchio
• pomodoro rosso e giallo zucca
• fagiolini indivia
• cetrioli carote
• spinaci barbabietola
• melanzane cavolini di Bruxelles, cavolfiore
• insalata cavoli (riccio, cinese)
• funghi, funghi asiatici patate dolci
• rapa peperone rosso e giallo
FRUTTA:
• acerola papaia
• guaiava tamarindo
• fragole ribes
• limone verde e giallo mirtilli
• rabarbaro prugne
• lampone kiwi
• uva arance
• more fichi (compresi quelli secchi)
• uva bianca albicocche (comprese quelle secche)
• agrumi melagrana
• cachi ananas
• mangostano noce di cocco e acqua di cocco
Alimenti ricchi di antiossidanti e fibre, antinfiammatori e fitonutrienti, che facilitano il controllo del peso e impediscono lo sviluppo di alcune malattie infiammatorie (diabete, alcuni tipi di cancro e malattie cardiovascolari).
FRUTTI GRASSI:
• avocado
• olive
Ricchi di antiossidanti, sono anche una buona fonte di corpi grassi monoinsaturi e proteggono da numerose malattie infiammatorie, nutrono la pelle e facilitano l'assimilazione di alcuni nutrienti
BEVANDE DA PRIVILEGIARE:
• tè verde
• tisane, limone fresco spremuto, succo di verdure, succo di melagrana
La ricchezza di polifenoli del tè verde gli conferisce un'attività antiossidante; esso attiva gli enzimi del fegato per eliminare le tossine dell'organismo. Previene anche i rischi di malattie cardiovascolari e di invecchiamento precoce.
Alimenti da privilegiare della famiglia delle LILIACEE:
• aglio
• cipolla
• scalogno
Ricchi di zolfo e di antiossidanti antinfiammatori, migliorano la salute cardiovasclare, distruggono i microbi e riducono i rischi di cancro allo stomaco.
ERBE AROMATICHE/SPEZIE DA PRIVILEGIARE:
• curcuma, zafferano delle Indie erba cipollina
• curry prezzemolo
• noce moscata finocchio
• peperoncino di Cayenna menta
• peperoncino rosso in polvere limoncina
• peperoncino degli uccelli timo
• zenzero salvia
• coriandolo cannella
• giovani germogli (broccoli, girasole, fieno greco (trigonella)
lenticchie, ravanelli) cumino
• origano chiodi di garofano
• foglie di alloro aneto
• basilico rosmarino
La loro ricchezza di antiossidanti aiuta a combattere le malattie infiammatorie, migliora la sensibilità all'insulina, fa abbassare il tasso di cortisolo e rafforza l'organismo. Aiutano nella lotta al sovrappeso.
ALIMENTI DA PRIVILEGIARE DELLA FAMIGLIA DELLE PROTEINE:
• uova, solo albume (la parte bianca)
• volatili, come pollo senza pelle, anatra e tacchino, allevati con alimenti naturali (erba, pascolo)
• PESCE
ALIMENTI ACCETTABILI DA CONSUMARE CON MODERAZIONE:
• legumi: fagioli secchi, fagioli di Soissons, lenticchie, piselli freschi, ceci, soia
• carni, provenienti da animali allevati naturalmente (erba, pascolo): lombata di manzo, bistecca, filetto, controgirello, costoletta e filetto di maiale, arrosto, campanello, carne magra di manzo macinato
• banane
• uva passa
• biscotti secchi
• pasta al dente
• cous cous
• porridge
• patate bollite o al vapore
• formaggio fresco naturale (da 0 a 20% di materia grassa)
• yogurt probiotico light
• caffè decaffeinato
• fruttosio, sciroppo d'agave, stevia
ALIMENTI DA LIMITARE O DIMINUIRE FORTEMENTE:
• carni: tutti gli animali d'allevamento alimentati con granaglie. Le frattaglie in generale: cervello, rognone, fegato
• latte e derivati
• tuorlo d'uovo
• oli vegetali idrogenati e parzialmente idrogenati: olio di palma, di girasole, di mais, di vinaccioli
• alimenti a lunga conservazione: cracker di grano integrali, chips
• riso o pasta molto cotti
• pane bianco
• patate fritte o al forno
• miele
• corn-flakes
• zucchero bianco e scuro
• riso soffiato
• cereali raffinati e zuccherati
• gallette di riso
• pasticceria
• marmellate con zucchero
• succhi di frutta industriali
• bevande con soda
• alcolici fuori dai pasti
• dolcificanti
RACCOMANDAZIONI:
• Fare pasti regolari: tre al giorno e due merende. Aspettare due ore dopo il pasto prima di andare a dormire. Mangiare ogni tre/quattro ore evita il picco d'insulina e la sensazione di fame.
• Fate in modo che ci sia una diversità dei prodotti e dei colori: mangiate frutta e verdura differenti, di vari colori.
• Cominciate ogni pasto con una porzione di cibi crudi, ad esempio un'insalata di lattuga a foglie verde scuro, o di spinaci, con pomodori, avocado, cetrioli, indivia, fagiolini. Se avete fretta, assumete semplicemente un succo di verdure.
• Finite il pasto con dei buoni frutti freschi. Impedirete ai loro zuccheri naturali di passare velocemente nel sangue ed eviterete i picchi di glicemia che scatenano la liberazione di insulina, essendo l'obiettivo l'evitare l'aumento della massa grassa.
• Non consumate mai margarina ma sostituitela con olio d'oliva extravergine.
• usate pochi condimenti, non più di 10 cucchiaini di olio extravergine al dì.
• Non consumate prodotti contenenti oli e grassi idrogenati.
• Riducete l'apporto di grassi saturi (manzo, maiale, agnello, pollo con pelle, anatra, latte intero e derivati, burro e panna).
• Non lasciate riscaldare l'olio troppo a lungo e non lo riutilizzate.
• Evitate i cibi fritti e trasformati che si trovano nei fast food, ristoranti cinesi e cate di ristoranti veloci che servono cibo industriale. I prodotti venduti in questi esercizi pubblici sono nella maggior parte dei casi ricchi di nutrienti pro-infiammatori (omega-6, acidi grassi trans, zuccheri e cereali raffinati).
• FARE ATTIVITA' FISICA 3-4 volte a settimana tutta la vita, qualsiasi sport compreso il ballo.